C’era
una volta, nel tempo in cui uomini di mare affrontavano l’ignoto per spirito di
avventura e di conoscenza, un popolo forte e coraggioso la cui caratteristica
peculiare era il colore dei capelli .
Esso,
a differenza di quello degli abitanti delle altre isole vicine, era del colore
del sole.
Specialmente le donne, forti e bellissime, erano
orgogliose di quelle nuvole d’oro che pettinavano per lungo tempo al giorno,
inventando elaborate acconciature con trecce e nastri.
Ma i
tempi erano difficili e, spesso, proprio mentre gli uomini del villaggio erano
in mare per la pesca e per i loro commerci, l’isola di Rainhor veniva invasa e
depredata dalle tribù nemiche.
E molto ambite erano le giovani donne dell’isola.
In
uno di quei tristi giorni anche la dolce e bellissima Mihm, figlia del capo villaggio,
cadde nella trappola tesale da un re nemico e venne rapita, insieme ad altre
compagne, per far parte delle sue schiave.
Il fitto dedalo di scogli dell'arcipelago e
l'ostilità dei luoghi, fornivano a quei malvagi un nascondiglio perfetto di
cui, difficilmente, i loro soccorritori delle ragazze avrebbero potuto aver
ragione .
La
grotta dove erano state rinchiuse in attesa del loro triste destino, era
accessibile solo dal mare, allorchè l’alta marea sommergeva la cavità
d’ingresso, ben celata dagli arbusti che crescevano fin sopra gli scogli.
Aveva un unico condotto d’aria, che aprendosi sulla volta della grotta, sbucava sulla sommità di una collinetta brulla a picco sugli scogli.
Tutto intorno il mare con il continuo soffiare del vento e il rincorrersi di gabbiani gracchianti.
La giovane Mimh, forte nella sua agilità, era ben decisa a non arrendersi al suo triste destino e, incurante del pericolo, decise che avrebbe dovuto fare qualcosa per salvare se stessa e le sue compagne.
Fu così che chiese alle compagne di essere issata sulle loro spalle per potersi infilare nello stretto cunicolo e cercare aiuto dall’alto della collina; era infatti certa che i loro parenti, e soprattutto il suo promesso sposo, stessero cercando il nascondiglio per liberarle.
Con
grande sforzo la ragazza riuscì a raggiungere l’apertura collegata all’esterno
e con abilità e determinazione si infilò fra le rocce , incurante dei graffi
che la roccia le procurava nel tentativo di raggiungere l’esterno.
L’ultimo tratto era anche il più stretto.
Il tempo sembrava non passare mai e Mimh sentiva già venir meno la sua
resistenza quando, con un ultimo sovrumano sforzo, riuscì a sporgere la testa
dalla cavità.
Da
lontano vide le veloci barche della sua gente ma la sua testa affiorante dalla
collinetta non poteva essere notata da così lontano!
Allora, consapevole della sua fine ormai prossima, si sciolse le trecce e i
suoi lunghi capelli biondi cominciarono a muoversi nel vento come una bandiera.
Era il segno, l’indicazione che gli uomini stavano
ardentemente cercando.
La
fine della storia – racconta la leggenda – non fu lieta.
Le compagne di Mimh furono liberate, ma la
coraggiosa ragazza morì soffocata dal suo stesso ardimento e quello stretto
cunicolo divenne la sua stessa tomba.
Quando il suo promesso sposo si recò sulla collina per onorare il corpo della
sua sfortunata sposa con una degna sepoltura, trovò al posto di Mihm una pianta
dalle radici profonde e fortissime, e una grande chioma di fiori d’oro che si
muovono al vento…..
Era la
mimosa.