Avvertivano
qualche giorno prima: il bidello faceva il giro delle classi per dire che il
fotografo della scuola sarebbe venuto il tale giorno per fare le foto di fine
anno.
Tutti gli scolari si
ripromettevano di essere presenti per quella data, e le ragazze si facevano
stirare il grembiule.
Poi,
il giorno prescelto, si scendeva nel cortile della scuola, dove il fotografo
aveva già predisposto un angolo strategico, sfruttando gradini e muretti per
sistemare gli scolari in modo che tutti si vedessero bene nella foto: davanti i
più bassi, dietro gli alti, e in mezzo, graziosamente seduti, il preside e la
“prof” di lettere.
C’era una certa
solennità nei preparativi, anche se qualche spiritoso minacciava di fare le
corna sulla testa del compagno più basso.
Lo
diceva, ma in realtà non osava, perché anche lui era conscio dell’importanza di
quella foto che fermava nel tempo un’epoca e che sarebbe stata conservata per
tutta la vita.
La “prof” di lettere si
metteva un velo di cipria che, a dire il vero, non migliorava molto il suo
aspetto di donna senza età e, nel mettersi in posa, reclinava un po’ la testa
cercando di apparire vezzosa, ma con scarsi risultati.
Il
preside, che detestava quella corvée di foto con tutte le scolaresche, se ne
stava seduto con espressione torva e severa, tenendo le mani appoggiate sulle
ginocchia.
Accanto
alla coppia “preside-prof” c’erano le ragazze più bassine, in piedi o alcune
volte sedute anche loro.
Sembravano un po’
emozionate da quella postazione attigua al potere, e i loro sorrisi erano
piuttosto tirati, anche se qualcuna più disinvolta metteva un piedino in
diagonale, per darsi un po’ di tono e per sottolineare la sua acerba
femminilità.
Dietro,
i sorrisi degli scolari erano più autentici perché i ragazzi si sentivano
protetti dal gruppo, e anche se non osavano farsi le corna, qualche gomitata ci
scappava.
Tra le ragazze più alte,
confinate nell’ultima fila, c’era sempre la bella della classe, con il
grembiule strategicamente sbottonato e i capelli sistemati secondo la moda del
momento, con l’onda sull’occhio alla Veronica Lake o il tirabaci alla Gina
Lollobrigida e, qualche anno più tardi, la cotonatura stile Brigitte Bardot.
“Fatto”,
declamava il fotografo, e il gruppo si scioglieva, il preside si allontanava con
aria altera, e la “prof” ordinava ai ragazzi di rientrare in classe, cercando
di non fare baccano perché si era in pieno orario di lezioni.
Poi,
qualche giorno dopo, le foto arrivavano; grandi e in bianco e nero, venivano
distribuite e commentate in modo più o meno crudele, con i ragazzi che facevano
la classifica delle più carine e delle più racchie e tutti ridevano dell’aria
melensa della “prof”.
Infine, c’era la
cerimonia delle firme da apporre sul retro, spesso con dediche più o meno
colte, in pieno stile liceale.
E, finalmente, quelle foto erano pronte per il lungo e buio soggiorno in
qualche cassetto, in attesa di essere guardate nel corso della vita con una
nostalgia sempre più forte…