Il farmacista nel ‘900 aveva un gruppo ristretto di amici: il medico, naturalmente, ma anche il sindaco, il maresciallo e pochi altri maggiorenti.
E lui in quel gruppo non era certo il meno importante, perché la farmacia era un luogo di grande prestigio, dove la gente entrava con timore reverenziale.
Il farmacista era lì, dietro il bancone, con il suo camice bianco, pronto ad ascoltare i clienti e a dare consigli.
Ogni tanto spariva nel retrobottega, e si sentiva solo il rumore sordo del mortaio mentre lui pestava e mescolava sostanze.
Si chiamavano prodotti galenici, quelle pozioni ancora in odor di magia che il farmacista preparava per i clienti,e servivano per curare tutti i tipi di malanni, dalla tintura di iodio per disinfettare al talco mentolato per rinfrescare la pelle, dai cachet per il mal di testa confezionati a mano sigillando due ostie alla purga preparata con un po’ di olio di mandorle.
E, su richiesta, nella purga il farmacista poteva anche aggiungere un po’ di aroma di vaniglia o di caffè...
Alle pareti, scaffali pieni di vasi di ceramica, mortai, bilance e vetri di tutte le misure: Un luogo di fiaba per i bambini che, un po’ intimoriti, giravano lo sguardo su tutti quegli oggetti misteriosi.
Nell’aria aleggiava un pulviscolo che emanava un odore acre e sottile, dove il profumo del talco mentolato si mescolava all’afrore del bromoformio.
Si andava in farmacia con la ricetta del medico, ma anche senza, perché bastava chiedere consiglio al farmacista che, con il biancore del suo camice e spesso della sua capigliatura, aveva un aspetto paterno e rassicurante.
Oltre alle medicine si poteva comprare in farmacia anche qualche bella scatolina di latta con dentro delle caramelle al miele o alle violette da tenere in borsetta per le grandi occasioni, o per fare contenti i bambini.
Con parsimonia, però, perché, quelle caramelle costavano un bel po’, e magari contenevano un po’ di codeina per calmare la tosse.
Tra gli scaffali si vedevano strani attrezzi sanitari, come il bacili per lavande nasali, gli inalatori a vapore e i clisteri a pompa, mentre intorno alle pareti erano allineate bottiglie di tutte le misure e vasi di Boemia colmi di sostanze.
C’erano anche dei libri misteriosi: erano gli erbari, pieni di illustrazioni, che il farmacista usava per riconoscere le erbe da mescolare nel retrobottega.
Insomma, la farmacia era davvero una cattedrale della medicina, un luogo semisacro da frequentare con molto rispetto.
E se il farmacista aveva una figlia in età da marito, tutti i giovani del paese la guardavano con un certo interesse: lei era davvero un buon partito...