A Ribnovo, un paesino aggrappato ai monti Rodopi nel sud-est della Bulgaria, si svolgono delle cerimonie stupende, che coinvolgono tutto il paese e che lasciano nell’aria un senso di gioia e ottimismo.
Le cerimonie nuziali si svolgono negli ultimi scampoli d’inverno perché sono ammesse solo in quella stagione.
I preparativi richiedono troppo tempo per svolgersi in altri periodi dell’anno.
Infatti, l’antica etnia dei Pomaks consuma la propria esistenza, nelle altre stagioni, al lavoro, ossia alla coltivazione del tabacco.
D’inverno, invece, quando la natura dorme, c’è il tempo di sposarsi.
Perché i matrimoni a Ribnovo sono spettacolari, complicati, unici al mondo.
I Pomaks fanno parte dei 250 mila mussulmani che vivono in Bulgaria.
Per la grande festa tutte le ragazze indossano abiti allegri e ipercolorati.
Velo in testa con motivi floreali, strani pantaloni rossi di velluto a sbuffo, chiamati “shalvari”, tuniche di lana fatte a mano e un grembiule candido, il “sofra”.
Nella strada principale che percorre il paese la gente ammassa gli oggetti più strani.
E’ la dote, il corredo della sposa che viene esposto per dimostrare la ricchezza e la generosità della famiglia.
Ai fili tesi vengono appesi lenzuola, federe, tovaglie, coperte, vestiti, capi intessuti a mano, tappeti e gli occhi si perdono in questo curioso patchwork di colori e di oggetti, come se ci si trovasse all’improvviso in un variopinto mercatino, dove la tradizione (il corredo cucito a mano dalla sposa, fin da bambina) si mescola con oggetti moderni.
Perché tutto viene esposto, la cucina elettrica in metallo, il frigorifero, un aspirapolvere, pentolame, la tv e perfino un lettore dvd.
La gente guarda, commenta, spettegola bonariamente, altra attività invernale di Ribnovo per cui esiste una parola ad hoc “sedyanka”.
Tutti aspettano l’inizio ufficiale della cerimonia, ossia un corteo che si snoda per tutta la strada.
Una vivace banda gitana al suono di “zurna (antico strumento turco), un tupan (piccolo tamburo) e una grancassa, comincia ad avanzare.
Davanti al testimone e dietro di lui, la gente balla il “kyuchek”, una sorta di danza del ventre.
Nella piccola piazza, le donne nubili danzano la loro danza dell’anello, le “single” che un giorno prenderanno marito e balleranno tutta la notte insieme agli invitati dello sposo, durante il primo banchetto nuziale che si svolge il sabato.
Domenica, ha luogo il matrimonio vero e proprio.
Le anziane immergono le dita della sposa in una miscela di hennè e poi gliele fasciano.
Poi la fase più delicata.
Il trucco.
Nella stanza decorata con ghirlande e fiori, la sposa si abbandona alle mani esperte delle anziane, che sul suo volto hanno steso uno strato di biacca e ornato le guance, il contorno delle sopracciglia, delle palpebre con fiori stilizzati di paillettes multicolori e le labbra dipinte in rosso scarlatto.
I capelli lunghi intrecciati con cascate di nastri colorati e sottili fili d’argento ed una corona di boccioli di rose.
Infine il vestito, lungo, pieno di fiori e ricami dorati, sopra il quale indossa il tradizionale corpetto d’oro e paillettes.
Tutto il paese è in attesa di fronte alla casa della “galina”, così viene chiamata la sposa.
La porta si apre… la sposa sembra una creatura fiabesca uscita da chissà quali antiche leggende… “la sposa dipinta”, magica e ieratica, a occhi chiusi, sostenuta dalle altre donne percorre il cammino sino all’altare, dove l’attende lo sposo e lo “hodja” che celebra il matrimonio.
La sposa durante la cerimonia tiene in mano uno specchio dentro cui ci si riflette il volto di una sua amica; ed ha visto per gli sposi un futuro prospero.
Lo sposo pronuncia la sua promessa.
Poi tocca alla sposa.
L’ha fatta a occhi chiusi, come detta la tradizione.
Li ha riaperti solo dopo aver giurato amore eterno al suo sposo.
Perché a Ribnovo, come in tutto il mondo, il matrimonio per le ragazze ha ancora a che fare con i sogni.