Com’erano romantici, gli
innamorati del ‘900.
All’inizio del secolo,
il pudore imperante non permetteva grandi effusioni, e i fidanzati dovevano
accontentarsi di occhiate furtive, e nell’imminenza del matrimonio di qualche
passeggiata mano nella mano, sotto l’occhio vigile di fratelli o sorelle
mandati al seguito dei fidanzatini da genitori sospettosi.
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Una vitaccia, insomma, anche se
quella intimità negata contribuiva a dare agli idilli un alone di mistero che
rendeva ancora più romantica l’atmosfera.
Non parliamo poi degli amori di
guerra.
La situazione drammatica
colorava di tinte ancora più forti i palpiti d’amore, e le fidanzatine dovevano
davvero forzarsi per resistere alle tentazioni, quando un abbraccio poteva
essere l’ultimo…
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L’unica consolazione di questi
amori forzatamente casti era lo scambio di lettere e bigliettini.
Nei casi più difficili,
quando l’idillio era osteggiato dai genitori, lo scambio di messaggi avveniva
furtivamente, con la complicità di fratellini prezzolati o di amiche
compiacenti e i bigliettini, doverosamente accartocciati, venivano recapitati
con sotterfugi vari, che rendevano ancora più emozionante la lettura delle
romantiche frasi d’amore.
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Se la situazione non era così critica, c’era lo scambio di lettere, con
lunghe e sofferte dichiarazioni, frasi più o meno retoriche, baci stampati sul
foglio con il rossetto e lacrime che rigavano le pagine…
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Al romanticismo degli innamorati faceva da contorno una quantità di
canzoni strappacuore, con note struggenti e parole dolci, che facevano colonna
sonora ai battiti del cuore, mentre anche l’industria cinematografica
contribuiva all’immaginario idillico con i grandi amori dello schermo, da
Vivien Leigh e Clark Gable in “Via col vento” a Liz Taylor e Richard Burton in
“Cleopatra”.
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Nella seconda metà del ‘900 non c’era più il clima poliziesco d’inizio
secolo, e alle coppiette era permesso un pò d’intimità, anche se con
moderazione, ma con gli anni della contestazione, del femminismo e della caduta
di molti tabù, queste svenevolezze tra innamorati caddero in disuso, e le
generazioni nate nel dopoguerra cominciarono a considerare le smancerie
qualcosa di retorico e di irridi abilmente superato.
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Così, niente più sospiri e languori, per non parlare delle passeggiate
con fratellini al seguito; le ragazze sessantottine volevano sentirsi libere e
protagoniste del proprio destino, e non accettavano più il ruolo di fanciulla
messa su un piedistallo.
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Niente più lettere e messaggi: l’amore epistolare era roba vecchia, e
per mantenere i contatti si faceva una bella telefonata…
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