Da pastorello dipingeva sulle pietre.
Poi crebbe e diventò l’anticipazione del Rinascimento che tutto il mondo ci invidia.
Si... parlo proprio di lui... Giotto... aveva 10 anni quando, pascolando le pecore del padre, si divertiva a dipingerle sulle pietre nelle campagne fuori Firenze.
Un bambino, figlio di un pastore, destinato a essere tale.
Ma il giorno in cui Cimabue s’imbatte per caso nella bellezza di quei segni, la vita del pastorello cambia per sempre.
Entrato a far parte dei giovani che lavorano nella sua bottega, in pochi anni Giotto diventa il padre della nuova pittura italiana e il perno della cultura pittorica occidentale.
Un “rivoluzionario” in grado di anticipare i valori formali, ma anche ideali, del Rinascimento.
Giotto ha influenzato, lasciando la sua impronta indelebile, lo stile di molti artisti che lo hanno incontrato in ben otto regioni italiane.
Ma vediamo tre dei capolavori più significativi del maestro toscano...
Cristo benedicente
E’ la tavola d’altare dipinta da Giotto per la cappella Peruzzi in Santa Croce, a Firenze.
Questo polittico si configura come reinterpretazione di quello di Badia.
L’opera rivela una concezione spaziale tra le più solenni del Trecento.
Madonna col Bambino in trono e due angeli
La tavola è ritenuta una delle opere più importanti nel rinnovamento del linguaggio artistico di Giotto alla fine del XIII secolo.
Splendido è il tessuto alle spalle della Madonna.
La stesura pittorica è liquida e veloce, differente da quella spessa e smaltata della pittura tipica del Duecento.
I Santi Apostoli Pietro e Paolo
L’opera, dipinta a tempera e trasportata su una lastra di rame dai ragazzi della bottega di Giotto sotto la sua direzione, era in origine su due tavole di legno montate come ante di un dittico.
Il restauro le ha restituito un ottimo livello di leggibilità.
Il trattamento delle vesti, che ricadono morbide e mosse, trova riscontri stilistici nelle maggiori opere di Giotto.