Con le sue stravaganti composizioni di fiori, frutta e ortaggi del ‘500 incantò gli Asburgo, per i quali, grazie alla sua fantasia, organizzava spettacolari feste di corte.
Si... stiamo parlando di Giuseppe Arcimboldo, magari quasi ignoto al grande pubblico, ma le sue opere catturano lo “sguardo” come è capitato a me!!!
Anche se è stato rivalutato dalla critica solo dal 1936 i suoi primi quadri giacevano nei magazzini dei musei, ma privi dell’indicazione dell’autore.
Ma conosciamolo... vi sentite di leggere???
Beh... io parto...
Poeta, filosofo, ingegnere, inventore, appassionato di piante e di animali rari, Giuseppe Arcimboldo aveva 35 anni quando, nel 1562, lasciò la sua ricca famiglia per trasferirsi a Vienna e quindi a Praga.
Prima l’imperatore Massimiliano II e poi suo figlio Rodolfo II, affascinati dalle sue fantastiche “teste composte”, lo vollero come pittore di corte.
A ogni rappresentazione di un suo quadro organizzavano un ricevimento cui invitavano i grandi del tempo, compreso il suo geniale “nemico”, il pittore fiammingo Bartholomaeus Spanger, che nel 1575 lo aveva affiancato alla corte di Vienna dietro raccomandazione di un altro suo rivale, il Giambologna.
A ogni quadro, l’estro e l’originalità dell’Arcimboldo sfornavano un nuovo strepitoso campionario di fantasia, accompagnato da una meticolosa rassegna della flora e fauna del Cinquecento.
In una delle sue Stagioni (l’Estate, realizzata, come le altre sue opere, con surreali sembianze umane ottenute accostando fiori, frutti e ortaggi), i pezzi che compongono il “ritratto” di donna sono ben 180.
Estate
Autunno
Inverno
Primavera
Massimiliano II era affascinato in particolare da quel capolavoro assoluto che è l’Acqua, uno dei quattro Elementi dipinti dall’Arcimboldo nel 1566 e oggi conservati a Vienna.
E’ impossibile enumerare tutte le creature del mare che compongono la testa, un’allegoria dell’acqua.
Ed è straordinario... chi osserva l’opera coglie immediatamente l’armonia che unisce tutti gli animali, spesso nemici in natura e qui invece mansueti per simboleggiare il dominio del sovrano a cui il quadro è dedicato.
Acqua
Aria
Fuoco
Terra
Rodolfo II mandava l’Arcimboldo in giro per l’Europa affinchè raccogliesse pezzi rari per le sue “Camere delle meraviglie” e al maestro, con la fantasia e la competenza che aveva, la cosa riusciva facile.
Così come era il suo pane l’organizzazione delle feste che, sempre più spettacolari, si succedevano a corte.
Uno dei massimi trionfi coincise con le nozze dell’arciduca d’Austria.
Carlo, che durarono 3 giorni “con vaghe e rare invenzioni”, si legge in una cronaca del tempo, “che fecero rimanere pieni di stupore tutti i gran Prencipi convenuti”.
Per le nozze dell’arciduca, l’Arcimboldo mobilitò l’intera famiglia reale, disegnando una serie di strepitosi costumi.
Ciascuno sosteneva una parte.
Venne allestita perfino una collina artificiale dalla quale Giunone, dea protettrice delle nozze, scendeva su un carro trainato da pavoni accompagnata dai re delle 3 parti del mondo, l’Asia, l’Africa e l’America, rappresentati da altrettanti membri della casa regnante.
E poi c’era Europa, sulla groppa di un cavallo mascherato da toro, seguita dalle Sirene e da Diana che entrava in scena assieme a un unicorno e a uno stuolo di nobili travestiti da animali selvaggi inseguiti dalle Amazzoni.
Ancora... da un laghetto emergeva Nettuno, una gigantesca creatura formata, in puro stile Arcimboldo, da una trentina di uomini mascherati da animali acquatici.
Il 14 luglio 1575, a Praga, vide la luce Benedetto, figlio naturale del pittore.
La madre era bellissima ma non nobile... l'imperatore in persona si recò a visitare il neonato e firmò l’atto di legittimazione dello stesso.
Cinque anni più tardi l’Arcimboldo ricevette un titolo nobiliare, “anticipo” della prestigiosa nomina a conte Palatino che gli sarebbe stata conferita più avanti.
Un giorno (era il 1587) il pittore disse al suo augusto protettore… “Compio 60 anni, di cui 26 ho passato a corte.
Umilmente vi chiedo di poter tornare a Milano, la città in cui sono nato”.
Rodolfo II, sapendo che in gioventù l’artista aveva realizzato i cartoni per alcune vetrate del Duomo di Milano, gli rispose... “Conosco le Storie di Santa Caterina di Alessandria cui avete lavorato.
Sono bellissime”.
Fu il suo modo di congedarlo con gratitudine.