“Hai foderato il secchio?”.
La domanda arrivava con tono imperioso dalla mamma o dal papa, e non c’era scampo.
Se non avevano già provveduto, ai figli toccava l’ingrato compito di prendere un vecchio giornale e, con un complicato gioco d’intarsi, foderare il vecchio secchio dell’immondizia che troneggiava in un angolo della cucina.
Per fortuna spesso era la cameriera (per chi se la poteva permettere) ad occuparsi della cosa, ma in sua assenza questo era uno dei piccoli oneri in genere riservati ai figli...
L’immondizia non era differenziata, nel ‘900, ma non era abbondante come adesso, perché non esisteva l’orgia di contenitori e di scatole di cartone e plastica di oggi.
La merce si comprava “sciolta”, a peso, e c’era sempre un via vai di “vuoti”, bottiglie che venivano portate dal vinaio che le riempiva direttamente dalla botte.
Così, il secchio si riempiva più lentamente, e ogni sera veniva messo fuori dalla porta di casa, con la certezza che l’indomani l’avevano trovato vuoto.
Chi lo svuotava?
Il netturbino, una specie di “uomo nero” vestito con il suo grembiulone scuro e con una grossa sacca di iuta sulla spalla, una specie di spazzacamino delle favole.
Di fiabesco, la sua vita doveva averne proprio poco, in realtà: saliva e scendeva faticosamente le scale del palazzo, svuotando a mano i vecchi bidoni dell’immondizia, in un afrore di cibi guasti che non doveva essere gradevole nemmeno per gli abitanti del palazzo.
Ricordano feste più o meno pretenziose in cui le ragazze vestite di tulle e strass scendevano le scale di palazzine borghesi attraversando pianerottoli guarniti di ficus ma tragicamente puzzolenti, con i bidoni della spazzatura bene in vista davanti ad ogni porta...
I netturbini travasavano ogni mattina i sacchi di iuta nei grossi camion della nettezza urbana, in una nuvola di polvere che lasciava nell’aria un odore acre, e poi salivano su un predellino e davano il segnale al pilota.
Era igienico, quel sistema?
Non molto, ma il senso dell’igiene nel secolo passato era piuttosto relativo: erano molte le case in cui si usava sgrullare dalla finestra la tovaglia per togliere le briciole che cadevano nei cortili accompagnate da qualche forchetta rimasta impigliata.
E il capodanno era poi l’occasione ideale per trasformare le strade in gigantesche pattumiere allo scoccare della mezzanotte si buttavano giù dalla finestra interi mobili, suppellettili di scarto, vecchi giocattoli e oggetti di ogni genere.
Catarsi di fine anno?
Si, ma anche un modo un po’ sbrigativo per disfarsi delle cose vecchie...